Cent’anni fa nasceva Giorgio Caproni, che pur essendo livornese di nascita è considerato con Montale il maggior poeta ligure. Caproni era infatti genovese nell’animo: “La città più mia, forse, è Genova. Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo.” L’influenza che dunque il capoluogo ligure ha avuto sul poeta non si può limitare solamente a circostanze di carattere biografico. Nacque a Livorno il 7 gennaio 1912, visse a Genova dal 1922 al 1938, il periodo della giovinezza, ma ne scrisse per tutta la vita. Nel 1985 ottenne la cittadinanza onoraria.
Una delle sue poesie che parlano di Genova più note è “Litania” del 1954, riproposta nel libro Genova ch’è tutto dire immagini per “Litania” di Giorgio Caproni (il canneto editore), il cui testo è accompagnato dall’accurata critica dell’amico, nonché miglior interprete, Luigi Surdich, professore ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Genova, e da una serie di scatti fotografici straordinari di Patrizia Traverso che ha saputo immortalare la bellezza di quegli “squarci paesaggistici” che solo Genova sa offrire.
Gli oltre centottanta versi di Litania compongono una dettagliata mappa, materiale e spirituale, di Genova, ne fanno una lucida radiografia, che intensificano il desiderio di conoscerla, di percorrerla, viverla e studiarla, di capirne il segreto e il tesoro.
Tantissime sono le volte che Caproni nomina, come un’ossessione, la città. “Genova di tutta la vita. Mia litania infinita” scrive infatti il poeta. La litania è nella liturgia cattolica, una preghiera, una serie di brevi invocazioni rituali rivolte a Dio, alla Madonna o ai santi da parte di un ministro del culto, che evoca una determinata caratteristica dell’invocato a cui i fedeli rispondono con una formula. E così Caproni invoca l’oggetto profano del suo culto, con la sonorità di una lamentela d’amore insistente che conduce ad uno “spaesamento ritmico”, una sorta di “vertigine musicale” che, come scrive Giuseppe Conte nella prefazione al libro, fa desiderare di leggerla ad alta voce, quasi per capirne meglio il significato e subirne l’effetto.
La Genova di Litania è una Genova di sessant’anni fa ma è la stessa Genova di oggi. Le fotografie sono infatti scattate ai giorni nostri. Tale volontario anacronismo della testimonianza fotografica accompagna le parole e ne potenzia il significato provvedendo ad aprire nuovi spunti di riflessione.
Sin dal primo distico traspare la capacità di Caproni di fissare le caratteristiche, anche contraddittorie, del capoluogo ligure, proprio solo come un genovese saprebbe fare. E noi lettori rivediamo così la Genova solare, quella della guerra e della resistenza, quella del centro storico, del porto e delle alture; la Genova dei partiti, democristiana e comunista; quella delle industrie e dei commerci e quella dei poeti. Insomma, Genova ch’è tutto dire immagini per “Litania” di Giorgio Caproni è un libro che nessun genovese dovrebbe trascurare in quanto racchiude un acuto, affettuoso e commovente quadro della nostra città, uno dei migliori che mai sia stato rappresentato. E’ figura totale e struggente dell’esistenza, è un “grande atto d’amore”, per Caproni e per Genova.
M.L.H.
Questo articolo è pubblicato nel terzo numero del trimestrale di informazione immobiliare FIAIP genova informa nella sezione L’angolo della cultura a cura di Enrico Haupt.